Le emissioni odorigene
Le emissioni odorigene sono generate dall’odore che si manifesta in aria ambiente per la diffusione delle molecole odorigene nella stessa, ad oggi, rappresentano uno degli aspetti più importanti di impatto ambientale delle attività antropiche. Esse sono legate alle attività industriali che trattano materiali biodegradabili con trattamenti non efficienti o gestiti in maniera non adeguata in determinate condizioni di temperatura, pressione e condizioni anaerobiche che ne modificano la natura della sostanza rendendola scadente \cite{Zarra_2009} \cite{Zarra_2008}.
Le emissioni odorigene modificano e/o stravolgono del tutto l’equilibrio, le abitudini e i comportamenti di una persona in maniera negativa attraverso sintomi come l’insorgere di mal di testa, disturbo del sonno, perdita dell’appetito, ecc.\cite{Zarra_2009}. Tale aspetto genera una serie di impatti negativi per il territorio stesso con il deprezzamento dei suoli, la svalutazione del bene e la diminuzione della presenza di attività commerciali e turistiche in zona e nei centri limitrofi alla fonte dell’emissione \cite{Gostelow_2001}. L’opinione pubblica associa, sempre di più, agli impianti di depurazione, di compostaggio e di discariche controllate emissioni sgradevoli o maleodoranti, per tali motivo vi è un rifiuto alla loro realizzazione prescindendo dal reale impatto. Tale comportamento viene identificato come sindrome NIMBY (Not In My Back Yard, "non nel mio cortile") \cite{2016}. Atteggiamento che considera necessario un impianto di depurazioni delle acque reflue (Fig. 1), di un termovalorizzatore ma di non volerlo per gli effetti negativi nel proprio territorio locale. Le proteste e le manifestazioni da parte dei cittadini contro le emissioni odorigene e la realizzazione di strutture necessarie sono aumentate del 22% nel periodo compreso tra il 2017 ed il 2019. Tra le emissioni odorigene maggiormente percepite vi sono quelle correlate ai letami, solventi, uova marce, bruciato, ammoniaca, immondizia \cite{2018}\cite{Zarra_2019} .